«L'importanza
che ognor sempre va acquistando il bel paese di Maggianico, le
magnifiche ville di celebri Maestri, l'indicibile aumento dei signori
villeggianti, lo sviluppo che ognor prende il commercio; i lamenti e le
vive istanze che continuamente vengono alla scrivente Amministrazione
Comunale, spingono a rivolgersi a codesta Esimia Direzione delle Strade
Ferrate dell'Alta Italia».
Questa è la parte iniziale di uno dei numerosi esposti che
la Civica Amministrazione di Maggianico fece pervenire, dal 1880 al
1888, ai gradi più elevati della Amministrazione e della
Direzione delle Strade Ferrate. Maggianico per ottenere la stazione
ferroviaria adottò un sistema di richieste graduali,
strappando piccole concessioni a ritmo continuo, con domande cortesi
quanto insistenti. La tattica ebbe veramente successo. Maggianico, che
nel 1880 contava solo un «casello 34» della linea
Lecco-Bergamo, adibito a fermata di qualche «corsa»
e senza rivendita di biglietti, giunse ad avere nel 1889, quindi nel
giro di meno di dieci anni, una stazione con scalo merci.
L'attivissimo Sindaco, Giovanni Genazzini, non mancò di
operare pressioni politiche, a livello ministeriale e governativo,
approfittando dell'Avv. Mario Martelli, deputato al Parlamento,
residente a Milano, in Corso Vittorio Emanuele 37, abituale
frequentatore di Maggianico, dove possedeva una magnifica villa. Il
primo cittadino Genazzini, nelle sue lunghe lettere ad
autorità e personalità, per sostenere la causa
della stazione ferroviaria, parlava della «fiorente
Maggianico» che «oltre al dare già
ardenti prove di utilità per le grandiose e bellissime ville
dei celebri ed illustri Maestri Ponchielli e Gomes e di altri
chiarissimi personaggi, dà le più attraenti
speranze di ben migliore avvenire. Maggianico, oltre all'avere una
popolazione di oltre due mila abitanti, con suolo fertilissimo e
produttivo, ha pure tre grandi torcitoi di seta, filande di vaglia ed
altre industrie, non senza tacere del grandioso stabilimento balneare
che attrae una considerevole quantità di
bagnanti». (Il menzionato complesso balneare era il famoso
«Albergo Davide». Lo stabile esiste ancor oggi, in
via Martelli, ma è adibito ad altre attività).
Il Consiglio Comunale di Maggianico discuteva per la prima volta, sul
problema ferroviario, nella seduta del 31 luglio 1881. Parecchi
consiglieri facevano presente la necessità inderogabile di
migliorare il casello da guardiano N. 34, dove sostavano pochi treni
della linea Lecco-Calolzio. Il casello si trovava con la fronte verso
il paese, quindi oltre i binari per coloro che scendevano dalla
provinciale. I principali problemi che richiedevano una immediata
soluzione erano due: I) dotare il casello di una piccola sala d'aspetto
per i passeggeri; 2) aumentare il numero delle soste a Maggianico, in
modo particolare per i convogli della linea Lecco-Milano. Il 4 agosto
1882, nello studio del notaio lecchese Resinelli, veniva stipulata una
convenzione tra l'Amministrazione delle Ferrovie e il Comune di
Maggianico, rappresentati rispettivamente dall'Ing. Ercole Bonacossa,
capo sezione principale della 2a Divisione Manutenzione e Lavori delle
Ferrovie dell'Alta Italia e dal Sindaco Genazzini.
La convenzione prevedeva l'impegno, da parte delle Ferrovie, di
eseguire i lavori di ampliamento del casello 34, per costruire una sala
d'aspetto di metri quadrati 17 circa. Il Comune di Maggianico avrebbe
concorso con un contributo, di lire ottocento, alla spesa complessiva
di quattromila lire. L'Amministrazione ferroviaria si impegnava a far
sostare tutti i treni nella stagione estiva e, un numero non maggiore
di tre al giorno, in ciascuna delle due direzioni, durante il periodo
invernale.
Le casse comunali sborsarono solo 90 lire del contributo totale di 800.
Le restanti 710 lire furono raccolte da una sottoscrizione con
oblazioni a fondo perduto. Contribuirono a raccogliere tale cifra i
musicisti Amilcare Ponchielli e Carlo Gomes, i possidenti Celeste
Gnecchi, Casimiro Seghedoni, Francesco Manzoni, Giuseppe Martelli e
Giovanni Manzini. Previsto l'ampliamento del casello e raggiunto
l'accordo per nuove fermate, era necessario provvedere alla
sistemazione del viottolo di campagna, detto Via Cava (ora Via Gomes),
che portava alla stazione.
L'Amministrazione Comunale fu sollecitata ad affidare il progetto
all'Ing. Attilio Bolla di Lecco, avviando contemporaneamente le
trattative per ottenere le piccole misure di terreno necessarie per
allargare la strada.
Il 31 marzo 1883, sempre nello studio di via Roma 18, del notaio
Giuseppe Resinelli, avvenivano gli atti di compravendita fra il Comune,
rappresentato dal Sindaco Genazzini e dagli Assessori Ghislanzoni e
Todeschini, e i frontisti di Via Cava che erano interessati
all'allargamento della sede viaria. Cedevano una parte delle loro
proprietà al Comune: Vittorino Campelli, il Dr. Giacinto
Colombo, Giuseppe Ghislanzoni, Don Luigi Ghislanzoni, Emilia Campelli e
Calimero Rossi. I primi cinque erano di Maggianico, l'ultimo di
Cortabbio. I lavori di sistemazione e di allargamento furono eseguiti
dal capo-mastro Francesco Amigoni.
Nell'estate del 1883 ben diciotto convogli sostarono quotidianamente a
Maggianico; l'Amministrazione civica chiedeva comunque nuovi
miglioramenti. Un episodio, accaduto il 27 agosto '83, dava lo spunto
per una nuova serie di proteste e di richieste. Veniva segnalata la
necessità di provvedere alla costruzione di una banchina di
sosta e di arrivo, lungo i binari della piccola stazione.
Contemporaneamente si sottolineava l'urgenza di provvedere ad evitare
che i viaggiatori fossero obbligati, giungendo dal paese, ad
attraversare i binari per raggiungere la sala d'aspetto e la
biglietteria.
Con il treno delle 5,58 pomeridiane era giunta, il 27 agosto, alla
stazione di Maggianico, la nobile Marchesa Zanetti di Mantova,
accompagnata dalla dama di compagnia Erminia
Grimmer. La Grimmer aveva iniziato per prima la discesa della carrozza
ferroviaria, accompagnando con la mano la nobildonna. La dama di
compagnia, non potendo, per l'altezza del gradino del convoglio,
toccare con il piede la massicciata, effettuava un piccolo salto
giungendo male al suolo e trascinando nella successiva caduta la
Marchesa. Entrambe le donne riportarono lesioni al viso, alle gambe e
alle mani, con abbondante perdita di sangue.
La Giunta Municipale, nel rivolgersi al Ministero dei Lavori Pubblici,
parlava di «impropizia situazione» del vecchio
casello, trasformato in stazione ferroviaria. L'esposto affermava che
«all'inconveniente della mancante banchina habbi che il
casello in uso a stazione trovasi posto a ponente della ferrovia ed il
paese tutto nasce a levante, per cui non è difficile
l'immaginare di quanti guai può essere origine la opposta
situazione del detto casello».
Anche a questa poco razionale situazione della stazione di Maggianico
gli organi competenti posero rimedio, qualche anno dopo, nel 1888,
contemporaneamente ai lavori di impianto del servizio di scalo merci.
Furono necessari gli acquisti di piccole porzioni di terreno, nelle
proprietà di Ulisse e Giuseppe Ghislanzoni, Carolina
Locatelli con i figli Giacinto, Rosa, Maria Teresa e Petronilla,
Giuseppe e Sofia Invernizzi.
|