LECCO / MAGGIANICO
Dal "Casello 34" alla Stazione di Maggianico
da: "Lecco: da Borgo a Città" di Aloisio Bonfanti
(C.B.R.S. EDITRICE / LECCO - 1990)

«L'importanza che ognor sempre va acquistando il bel paese di Maggianico, le magnifiche ville di celebri Maestri, l'indicibile aumento dei signori villeggianti, lo sviluppo che ognor prende il commercio; i lamenti e le vive istanze che continuamente vengono alla scrivente Amministrazione Comunale, spingono a rivolgersi a codesta Esimia Direzione delle Strade Ferrate dell'Alta Italia».
Questa è la parte iniziale di uno dei numerosi esposti che la Civica Amministrazione di Maggianico fece pervenire, dal 1880 al 1888, ai gradi più elevati della Amministrazione e della Direzione delle Strade Ferrate. Maggianico per ottenere la stazione ferroviaria adottò un sistema di richieste graduali, strappando piccole concessioni a ritmo continuo, con domande cortesi quanto insistenti. La tattica ebbe veramente successo. Maggianico, che nel 1880 contava solo un «casello 34» della linea Lecco-Bergamo, adibito a fermata di qualche «corsa» e senza rivendita di biglietti, giunse ad avere nel 1889, quindi nel giro di meno di dieci anni, una stazione con scalo merci.
L'attivissimo Sindaco, Giovanni Genazzini, non mancò di operare pressioni politiche, a livello ministeriale e governativo, approfittando dell'Avv. Mario Martelli, deputato al Parlamento, residente a Milano, in Corso Vittorio Emanuele 37, abituale frequentatore di Maggianico, dove possedeva una magnifica villa. Il primo cittadino Genazzini, nelle sue lunghe lettere ad autorità e personalità, per sostenere la causa della stazione ferroviaria, parlava della «fiorente Maggianico» che «oltre al dare già ardenti prove di utilità per le grandiose e bellissime ville dei celebri ed illustri Maestri Ponchielli e Gomes e di altri chiarissimi personaggi, dà le più attraenti speranze di ben migliore avvenire. Maggianico, oltre all'avere una popolazione di oltre due mila abitanti, con suolo fertilissimo e produttivo, ha pure tre grandi torcitoi di seta, filande di vaglia ed altre industrie, non senza tacere del grandioso stabilimento balneare che attrae una considerevole quantità di bagnanti». (Il menzionato complesso balneare era il famoso «Albergo Davide». Lo stabile esiste ancor oggi, in via Martelli, ma è adibito ad altre attività).
Il Consiglio Comunale di Maggianico discuteva per la prima volta, sul problema ferroviario, nella seduta del 31 luglio 1881. Parecchi consiglieri facevano presente la necessità inderogabile di migliorare il casello da guardiano N. 34, dove sostavano pochi treni della linea Lecco-Calolzio. Il casello si trovava con la fronte verso il paese, quindi oltre i binari per coloro che scendevano dalla provinciale. I principali problemi che richiedevano una immediata soluzione erano due: I) dotare il casello di una piccola sala d'aspetto per i passeggeri; 2) aumentare il numero delle soste a Maggianico, in modo particolare per i convogli della linea Lecco-Milano. Il 4 agosto 1882, nello studio del notaio lecchese Resinelli, veniva stipulata una convenzione tra l'Amministrazione delle Ferrovie e il Comune di Maggianico, rappresentati rispettivamente dall'Ing. Ercole Bonacossa, capo sezione principale della 2a Divisione Manutenzione e Lavori delle Ferrovie dell'Alta Italia e dal Sindaco Genazzini.
La convenzione prevedeva l'impegno, da parte delle Ferrovie, di eseguire i lavori di ampliamento del casello 34, per costruire una sala d'aspetto di metri quadrati 17 circa. Il Comune di Maggianico avrebbe concorso con un contributo, di lire ottocento, alla spesa complessiva di quattromila lire. L'Amministrazione ferroviaria si impegnava a far sostare tutti i treni nella stagione estiva e, un numero non maggiore di tre al giorno, in ciascuna delle due direzioni, durante il periodo invernale.
Le casse comunali sborsarono solo 90 lire del contributo totale di 800. Le restanti 710 lire furono raccolte da una sottoscrizione con oblazioni a fondo perduto. Contribuirono a raccogliere tale cifra i musicisti Amilcare Ponchielli e Carlo Gomes, i possidenti Celeste Gnecchi, Casimiro Seghedoni, Francesco Manzoni, Giuseppe Martelli e Giovanni Manzini. Previsto l'ampliamento del casello e raggiunto l'accordo per nuove fermate, era necessario provvedere alla sistemazione del viottolo di campagna, detto Via Cava (ora Via Gomes), che portava alla stazione.
L'Amministrazione Comunale fu sollecitata ad affidare il progetto all'Ing. Attilio Bolla di Lecco, avviando contemporaneamente le trattative per ottenere le piccole misure di terreno necessarie per allargare la strada.
Il 31 marzo 1883, sempre nello studio di via Roma 18, del notaio Giuseppe Resinelli, avvenivano gli atti di compravendita fra il Comune, rappresentato dal Sindaco Genazzini e dagli Assessori Ghislanzoni e Todeschini, e i frontisti di Via Cava che erano interessati all'allargamento della sede viaria. Cedevano una parte delle loro proprietà al Comune: Vittorino Campelli, il Dr. Giacinto Colombo, Giuseppe Ghislanzoni, Don Luigi Ghislanzoni, Emilia Campelli e Calimero Rossi. I primi cinque erano di Maggianico, l'ultimo di Cortabbio. I lavori di sistemazione e di allargamento furono eseguiti dal capo-mastro Francesco Amigoni.
Nell'estate del 1883 ben diciotto convogli sostarono quotidianamente a Maggianico; l'Amministrazione civica chiedeva comunque nuovi miglioramenti. Un episodio, accaduto il 27 agosto '83, dava lo spunto per una nuova serie di proteste e di richieste. Veniva segnalata la necessità di provvedere alla costruzione di una banchina di sosta e di arrivo, lungo i binari della piccola stazione. Contemporaneamente si sottolineava l'urgenza di provvedere ad evitare che i viaggiatori fossero obbligati, giungendo dal paese, ad attraversare i binari per raggiungere la sala d'aspetto e la biglietteria.
Con il treno delle 5,58 pomeridiane era giunta, il 27 agosto, alla stazione di Maggianico, la nobile Marchesa Zanetti di Mantova, accompagnata dalla dama di compagnia Erminia
Grimmer. La Grimmer aveva iniziato per prima la discesa della carrozza ferroviaria, accompagnando con la mano la nobildonna. La dama di compagnia, non potendo, per l'altezza del gradino del convoglio, toccare con il piede la massicciata, effettuava un piccolo salto giungendo male al suolo e trascinando nella successiva caduta la Marchesa. Entrambe le donne riportarono lesioni al viso, alle gambe e alle mani, con abbondante perdita di sangue.
La Giunta Municipale, nel rivolgersi al Ministero dei Lavori Pubblici, parlava di «impropizia situazione» del vecchio casello, trasformato in stazione ferroviaria. L'esposto affermava che «all'inconveniente della mancante banchina habbi che il casello in uso a stazione trovasi posto a ponente della ferrovia ed il paese tutto nasce a levante, per cui non è difficile l'immaginare di quanti guai può essere origine la opposta situazione del detto casello».
Anche a questa poco razionale situazione della stazione di Maggianico gli organi competenti posero rimedio, qualche anno dopo, nel 1888, contemporaneamente ai lavori di impianto del servizio di scalo merci. Furono necessari gli acquisti di piccole porzioni di terreno, nelle proprietà di Ulisse e Giuseppe Ghislanzoni, Carolina Locatelli con i figli Giacinto, Rosa, Maria Teresa e Petronilla, Giuseppe e Sofia Invernizzi.


nei pressi del tanto discusso "Casello 34" a Maggianico

Maggianico: Caffé della Stazione

Il sorgere della stazione ferroviaria a Maggianico fu indubbiamente legato al «boom» turistico di quel periodo, ai molti villeggianti che giungevano a trascorrere le ferie annuali, richiamati anche dalla presenza dell'acqua solforosa di Barco, al luogo divenuto ormai ritrovo della «Scapigliatura» lombarda. Maggianico poteva offrire tranquillità, dolcezza del clima, molto verde, un paesaggio riposante, fra lago e monti.


il rinomato "Albergo Davide" di Maggianico

la stazione di Maggianico

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