Le attività valsassinesi
CENTO ANNI FA
La lavorazione del latte assume tono industriale
da un articolo de "Il Piccolo" del 22 aprile 1964

"Specialmente dopo il 1830 si sviluppò e divenne quasi una mania nella parte della Valsassina da Ballabio al ponte Chiuso la costruzione delle così dette casere per la stagionatura degli stracchini e la loro riduzione ad uso degli stracchini detti di Gorgonzola". Scrivendo ciò, forse don Luigi Arrigoni, fratello del più noto Giuseppe, autore delle "Notizie storiche della Valsassina", non immaginava la nascita di una nuova industria, che in breve tempo sarebbe diventata floridissima, quella casearia.


La lavorazione del latte in Valsassina è antica quanto la Valle stessa. Nella ristretta e povera economia montana valsassinese nel corso dei secoli il latte, con i prodotti derivanti dalla sua lavorazione, costituiva il cibo principale d'ogni famiglia e fu certamente il primo mezzo di scambio fra i nostri antenati.
"Queste casere", continuava don Luigi, "sono locali fabbricati quasi cantine sotto terra, in siti all'uopo conosciuti idonei, che mantengono in qualunque stagione una data temperatura, che credo di 7 gradi sotto zero, ed una data areazione, sicchè posti gli stracchini ordinari negli appositi scaffali, e regolati secondo certe prescrizioni, maturano adagio adagio e vi si formano quei prodotti della fermentazione, volgarmente detti erborine, come negli stracchini suddetti, ai quali perfettamente si somigliano".
Volgeva al tramonto, in quegli stessi anni, quell'industria estrattiva e di lavorazione del ferro che aveva dato lustro alla Valsassina. Le nascenti casere dei Piani di Pasturo e di Ballabio assistevano alla progressiva chiusura delle cave e delle miniere valsassinesi. Quasi a rafforzare la tesi di quanti asseriscono esservi una forza equilibratrice che unisce le sia pure diverse espressioni economiche di una stessa zona, l'industria casearia nasceva a rimpiazzare quella estrattiva, proprio nel momento in cui questa ultima, con la costituzione della Società Virginia, per la ricerca di minerali in Biandino e dintorni, si produceva nel canto del cigno.
In quelle piccole e strette costruzioni di cui ci parla don Luigi Arrigoni, avveniva la stagionatura del quartirolo di monte e degli stracchini.
La caratterizzazione artigianale della lavorazione del latte in Valsassina si mutava, verso la fine del secolo, in una attività commerciale altamente redditizia basata essenzialmente sulla stagionatura della pasta fresca di formaggio prodotta nella Pianura Lombarda. Al Quartirolo indigeno si sostituiva lo stracchino.
"A proposito di questo formaggio" scrive il professor Renzo Buzzoni nelle sue "Cronache barziesi", si diceva a quel tempo che unendo il latte munto alla sera dalle mucche che giungevano a Gorgonzola dai monti dopo un lungo viaggio, con il latte munto il mattino seguente da quelle stabili, si formasse poi una pasta molto favorevole per questo stracchino di Gorgonzola, da vacche stracche, ossia stanche".
Fatto sì è che grazie alla particolare formazione geologica del Gruppo delle Grigne, ricca di caverne naturalmente e continuamente areate, la Valsassina venne giudicata quale zona ideale per la stagionatura dei formaggi a pasta molle, e degli stracchini di Gorgonzola in particolare.
Le numerose industrie sorte sul posto non lavoravano infatti il latte prodotto in Valle, ma erano luoghi di stagionatura per i formaggi prodotti in pianura e portati in Valsassina per acquistare quegli indubbi pregi ben noti ai buongustai. 


panorama di Ballabio Inferiore nei primi '900 
Partono da Ballabio i primi taleggi

Fu verso il 1870 che presero vita due ditte che, nel volgere di pochi anni, sarebbero divenute note in tutta Italia e nel mondo. A Ballabio infatti i Galbani iniziarono la produzione dei formaggi, mentre ad Introbio Eugenio Cademartori, zio degli attuali industriali caseari, iniziò la stagionatura degli stracchini in quelle "grotte-casere" rinfrescate dalle "lanche". I Galbani non rimasero a lungo in Valsassina data la scarsa quantità di latte prodotto dal poco bestiame allora esistente. Già nel 1880 eransi trasferiti a Maggianico, e da qui, in seguito, si trasferirono a Melzo, dove nacque un formaggio che in poco tempo avrebbe conquistato le migliori tavole del mondo: il "Bel Paese". Il 26 maggio 1920, con rogito redatto dal notaio Drasmit, la Ditta Egidio Galbani si trasformava in società anonima, avente, quale consigliere e delegato, il signor Rinaldo Invernizzi, lavoratore instancabile e dalle vedute moderne. Allo stabilimento di Melzo vennero ad aggiungersi quelli di Certosa, di Casale Cremasco, di Abbiategrasso, di Bozzolo, di Langhirano, di Civitavecchia, di Aprilia e di Chilivani e Olbia in Sardegna.
Nel 1935 la Galbani tornò in Valsassina, ad Introbio, associandosi alla ditta Perversi, nata nel 1875, fondata dal negoziante milanese Gerolamo Perversi. Non lavorava il formaggio, ma lo stagionava nelle capaci "grotte-casere" di Ponte di Chiuso. Alla morte di Gerolamo la ditta passò al figlio Celeste e, alla sua scomparsa avvenuta nel luglio del 1926, ai nipoti Cerati finchè, come abbiamo detto, nel 1935 venne associata alla Galbani quale ditta minore.
Attualmente al deposito per la stagionatura di Introbio, diretto dal signor Cerati giungono dalla Galbani mensilmente circa 600 quintali di robiole e di stracchini.
Pochi anni prima che sorgesse la ditta Galbani, a Ballabio era nata la Ditta Mattia Locatelli, che stagionava ridotti quantitatìvi di gorgonzola. Assunta una attività industriale nel 1874 la ditta in breve tempo riuscì ad acquistare grande importanza, scendendo verso la pianura a sfruttare le maggiori quantità di latte della Brianza. Assunta la direzione della Ditta, Giovanni Locatelli diffuse la lavorazione del gorgonzola nella pianura lombarda.
Alla prima casera di Ballabio se ne aggiunsero altre, in Valle all'inizio, poi in altre località lombarde poi, e infine, a Reggio Emilia, a Roma, a Corneto Tarquinia, ove venne messa in efficienza l'azienda agricola "Tragliatella".
Furono inoltre aperte succursali in tutte le parti del mondo: nel 1885 a Londra, nel 1897 a Buenos Ayres, nel 1905 a New York.
Alla scomparsa di Giovanni la direzione della ditta venne assunta da Umberto Locatelli che sarebbe divenuto Cavaliere del Lavoro e Senatore. Umberto seppe dare all'industria un nuovo sviluppo, affrontando modernamente i problemi della lavorazione, della stagionatura e della diffusione del formaggio.
Agli stabilimenti già in funzione se ne aggiunsero altri a Moretta, in Sardegna ed a Cisterna, mentre in Piemonte sorgeva un grande complesso per la lavorazione dei salami, complesso che utilizzava per il nutrimento dei maiali gli scarti della lavorazione del latte.
Recentemente, dopo la scomparsa del Senatore Locatelli, la grande industria nata in Valsassina, si è diffusa con un imponente complesso dolciario.
Dopo l'arrivo di Eugenio Cademartori e la scoperta delle ottime grotte introbiesi, giunse ad Introbio, ai primi del 1900 il fratello Guido, fondatore della attuale Ditta "Guido Cademartori".
Anche in questo caso la scarsità di latte prodotto dagli allevamenti valsassinesi spinse i Cademartori ad aprire grandi e moderni stabilimenti nella pianura lombarda, a Magenta, Gorgonzola ed in altre località.
Rimase però in Valsassina la lavorazione della pasta del latte, lavorazione cha andava via via perfezionandosi garantendo prodotti ottimi aventi caratteristiche organolettiche fisse.
Divenute ad un certo momento insufficienti le "grotte-casere" per la stagionatura dell'ormai imponente produzione, fu studiato e costruito un impianto frigorifero di notevolissime proporzioni e di modernissima concezione, tale da garantire una stagionatura non simile ma migliore a quella attuata dalle grotte naturali.
I formaggi "Cademartori" divennero in breve tempo sinonimo di perfezione e di costanza. La stagionatura perfetta, dovuta ad uno speciale e segretissimo procedimento che conferisce ai formaggi un gusto particolarissimo, costituisce il motivo di successo dei prodotti "Cademartori".
Alla scomparsa del fondatore la Società passò ai figli Livio Lino e Remo, ricevendone nuovo impulso ed entrando a far parte di quel ristrettissimo gruppo di grandi industrie casearie la cui fama ha oltrepassato i confini nazionali estendendosi in tutto il mondo


Un nome nuovo: Emilio Mauri
Nel 1920 Emilio Mauri, che da circa un decennio esercitava a Maggianico il negozio dei formaggi, aperse a Pasturo uno stabilimento per la stagionatura degli stracchini lavorati a Rovato, nei pressi di Brescia. Consolidatasi ed affermatasi velocementa l'azienda veniva costituita, nel 1938, in Società per Azioni: trasportato da Rovato a Treviglio il caseificio, ampliato lo stabilimento di Pasturo, la E. Mauri s.p.a, poteva ad ogni buon diritto essere annoverata fra le più importanti industrie casearie nazionali.
La Mauri però differentemente da quanto fatto dalle altre industrie casearie, pur giovandosi per la lavorazione di determinati tipi di formaggi, del latte prodotto in pianura, per la produzione di alcuni formaggi tipici preferì giovarsi del migliore latte prodotto sugli alti pascoli della Valsassina.
Nel 1935 firmava infatti, con i produttori di latte, il primo contratto, nella storia della Valle, per la raccolta del prezioso prodotto. Da allora circa l'ottanta per cento della produzione di latte della Valsassina giunge giornalmente al moderno e razionale stabilimento pasturese.
Attualmente la difesa dell'industria casearia in Valle è affidata alle Società Cademartori e Mauri, i cui nomi sono divenuti sinonimo di perfezione. E dietro di essi lavora una lunga schiera di piccoli produttori che, lavorando il latte degli alti pascoli valsassinesi, offrono al mercato quantitativi limitati, ma dal gusto ineguagliabile, di formaggi teneri. Sono, tanto per fare qualche nome, i Ganassa di Balisio e di Ballabio, i Doniselli di Pasturo, i Ciresa di Bindo, gli Acquistapace di Prato San Pietro, i Selva di Introbio e vari altri dei quali, chiediamo scusa, ci sfugge al momento il nome.
Una schiera di artigiani della lavorazione casearia che fa onore alla Valle e dalla quale certamente uscirà qualche altro nome che entrerà a far parte del grande olimpo dei produttori di formaggio come già vi sono entrati altri valsassinesi: i Galbani, i Perversi, i Locatelli, i Cademartori ed i Mauri.

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